venerdì 7 settembre 2012

Una scatola dei segreti. Come quella che si apre da grandi per ricordare, stupendosi di quanto diversi sembrino oggetti che apparivano indispensabili per passare le giornate sotto la tenda in giardino o nascosti dietro il divano. Come una casa in cui si sia passata l'estate durante l'infanzia, che ora sembra sorprendentemente piccola. Un insieme di profumi, sensazioni, emozioni e ricordi pari al pentolone di una strega da cui si sprigionino misteriosi effluvi verso cui essere attratti nonostante la prospettiva del rogo. Un modo per ritrovare le orme di quello che siamo stati, per non smarrire la strada che abbiamo percorso, lungo la quale abbiamo seminato le nostre briciole. Una scatola in cui raccogliere pensieri disseminati dietro gli scontrini, ai lati dei biglietti del treno, su fogli sparsi nella borsa, che sia una sorta di albero le cui foglie si rinnovino durante stagioni di cambiamento. Forse è questo che normalmente accade, fuori dal tempo: un foglio cade, nel silenzio. Le parole si confondono, si dissolvono nella pioggia, si accumulano, giacciono, fremono, maturano, generando nuove combinazioni di lettere che tornino cambiate eppure uguali, ché in fondo le note sono sette, ma la musica infinita. Con gli occhichiusi sento lettere agitarsi in fondo alla scatola, e mi sembra un rumore di ali di farfalle. Ne raccolgo una parte, per ricominciare a scrivere, seduta nel buio del bosco. Là in fondo, una luce mi indica una casa di marzapane.

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