Le onde trascinano la paletta consumata di plastica gialla avanti e indietro, e io mi sento abbandonata come un vuoto casuale. La sensazione di smarrimento che accompagna davanti alla morte mi tiene la mano e mi culla come un'onda, mentre rifletto su rughe che indicano una vita passata serenamente, sulla mancanza di alcuni parenti che riscuoteranno comunque un'eredità, sull'intonaco lavanda della camera mortuaria che si scrosta come la fede da chi vacilla. Fa freddo, e le firme tentano invano di riempire il vuoto su una pagina lasciata a metà. I frammenti della mia vita cadono come foglie da un albero ingiallito e silenzioso. Restano le lettere a consegnare la memoria di un postino sorridente come un nonno, quando una me bambina gli correva incontro aprendogli entusiasta il portone. Resta il suo cognome da pietra preziosa, il cui ricordo continuerà a brillare nascosto nei cassetti della memoria. Resta un amore per la carta non scartata, per le foglie secche, per i francobolli smarriti sotto timbri illeggibili e la immancabile buona tavola. Nel salutarlo un'ultima volta vorrei avere la sua eleganza, toccarmi il cappello con aria smarrita e dirgli che non mi sono ancora sposata, perché so che vorrebbe saperlo. Invece resto qui, senza le parole per una nuova preghiera, con le dita raccolte come fiori recisi.
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